domenica 11 dicembre 2016

Il prof non vedente e' tra i migliori d'Italia

Questo articolo lo dedico a tutti coloro che sono ancora convinti che una  persona non vedente non sia in grado di fare l'insegnante e in particolare a quella persona che si mise le  mani nei capelli, scuotendo la testa   qualche anno fa quando   mi presentai per un lavoro come insegnante di Letteratura Inglese.  Nulla contavano la Laurea in Letteratura Inglese,  i numerosi anni di insegnamento, anche universitario.  
La verità è che oggi chi non vede ha molte capacità in più di chi vede perché é anche in grado di muoversi liberamente senza utilizzare gli occhi ma amplificando l'uso degli altri sensi e la tecnologia ha fatto passi giganteschi negli ultimi anni rendendo vocale tutto ciò che prima era solo un'immagine.
Oggi il cieco può fare il Professore, l'ingegnere, l'avvocato, l'interprete, il giornalista  e si, anche il fotografo. 
E' la società che deve farsene una ragione e accettare che chi una volta era visto come più debole, oggi può e deve essere il più forte.
PMT


VICENZA. Un esempio per gli studenti. Per le capacità di trasmettere il sapere e la passione per lo studio in maniera innovativa, a dispetto delle difficoltà e scarsità di mezzi. È questa la motivazione con cui sono stati selezionati i 50 finalisti su 11.000 candidature al concorso nazionale "Italian Teacher Prize" lanciato dal Ministero dell'Istruzione. E che ha portato Antonio Silvagni, 50 anni, di Arzignano, docente di italiano e latino al liceo Da Vinci, unico vicentino, ad essere tra i finalisti. Del resto un esempio per gli studenti lo è di sicuro. Perché Antonio Silvagni è un non vedente. E quindi, dopo la laurea e le prime supplenze, si è dovuto reinventare per continuare ad insegnare, superando diversi ostacoli. «A 25 anni ho vissuto un periodo di particolare stress - spiega l'insegnante - e ho avuto un attacco acuto di glaucoma. In cinque giorni ho praticamente perso la vista, probabilmente c'era già una fragilità congenita. Poi sono stato operato molte volte ma vedo solo luci e ombre. Insomma sono non vedente». Al Da Vinci in vista della scelta dei primi cinque classificati all'"Italian Teacher Prize", selezionati a febbraio da una giuria nazionale con personalità di cinema, teatro, letteratura, esperti di didattica, giornalisti e imprenditori, tutti stanno facendo il tifo per lui. Che si è ritrovato coinvolto quasi per caso. «Mi è arrivata una mail a settembre - racconta - che mi chiedeva di confermare la mia partecipazione. Sono stato segnalato da qualcuno in maniera anonima. Inizialmente pensavo fosse uno spam. Poi ho controllato e ho deciso di aderire. Mi ha sorpreso la notizia di essere tra i finalisti. La selezione è piuttosto dura». Al primo classificato andrà un premio di 50mila euro, dal secondo al quinto di 30mila per progetti coordinati dall'insegnante selezionato nelle scuole di appartenenza. «Questo ha contribuito a convincermi ad aderire - continua - gli stanziamenti per le scuole si riducono e ogni volta che si vuole lanciare un progetto bisogna combattere per la mancanza di fondi». Antonio Silvagni al Da Vinci lo conoscono praticamente tutti. Spesso va a scuola accompagnato dal cane guida, Luce, un labrador nero che è al suo fianco da 5 anni. Di innovativo c'è molto nel suo modo di insegnare. Perché la cecità lo ha costretto a trovare nuove strade e nuove metodologie. «Non sono mai riuscito ad imparare il braille - continua - mi sono affidato soprattutto al programma di sintesi vocale e quindi alla tecnologia, di cui mi sono appassionato per superare il mio limite. Ho imparato qualche rudimento di linguaggi e utilizzo le piattaforme open source che offrono diverse opportunità. Un esempio? Inizialmente per correggere i compiti in classe mi aiutavano mamma Rosa Maria, già insegnante alle elementari, e mia moglie Maria Rosa. Da qualche tempo però i miei studenti fanno i compiti in classe in sala computer e così posso correggere tutto sul pc. La scuola in questo mi aiuta molto, durante i compiti comunque c'è un collega-sorvegliante, che controlla che i ragazzi non copino. Certo le difficoltà non mancano. Ma le limitazioni si superano se c'è una forte componente individuale. Il problema però non sono le barriere architettoniche sulle strade ma quelle della tecnologia utilizzata dall'editoria. I libri scolastici infatti non vengono concessi in pdf ma soltanto in cartaceo. E quindi si rischia di passare l'estate a scansionare i testi, pagina per pagina, per averli sul pc».«Abbiamo avuto la notizia qualche giorno fa - commenta la dirigente del Da Vinci Iole Antonella Frighetto - e il fatto che sia tra i 50 finalisti è già un bel riconoscimento. E' da molti anni che il docente insegna al liceo ed è una sorta di simbolo della scuola, un professore che si è impegnato molto anche per implementare la nostra offerta formativa».

di Luisa Nicoli
Il Giornale di Vicenza del 10-12-2016

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